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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

Posts Tagged ‘silvia castellani’

Dalle mie fotografie – Indovina la luna

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marzo 19th, 2014 Posted 20:35

Indovina la luna

Dalle mie fotografie|Lampioneluna, lunalampione

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marzo 19th, 2014 Posted 20:17

Lampioneluna, lunalampione

E’ uscito in ebook. “Il mistero dei due elefanti”

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ottobre 15th, 2012 Posted 15:43

E’ uscito in ebook. “Il mistero dei due elefanti” è un romanzo breve scritto con grande intensità. Potete leggerne l’incipit e poi decidere se vi interessa leggerlo tutto. Ringrazio già da ora chi vi dedicherà un po’ del suo tempo.

Questo è il link di riferimento:

https://www.smashwords.com/books/view/244595

Il libro si trova in vendita anche su amazon:

http://www.amazon.it/mistero-dei-elefanti-Babele-ebook/dp/B009R4I8ZO/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1352372343&sr=1-1

“Il mistero dei due elefanti” in uscita a ottobre 2012 con Noubs Edizioni

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agosto 29th, 2012 Posted 12:19

“Il mistero dei due elefanti” è un racconto lungo o romanzo breve. Chiamatelo come volete. E’ una storia di viaggio, una storia che si sposta, che va e poi ritorna. Noubs Edizioni la pubblicherà in ebook a ottobre 2012.

Sinossi: Che cosa è successo a Vittoria? Perché è sola in un luogo sperduto d’Africa e ad aiutarla è un ragazzo di nome Sef, “con tutti i suoi pensieri strani, con tutti i suoi comportamenti ancora più strani”? Una stanza d’albergo di fortuna e un piccolo bagaglio a mano il cui contenuto è completamente ’sbagliato’: un rotolo di carta igienica, una torcia elettrica e un libro di preghiere di Padre Pio. Vittoria non ricorda come sia approdata lì e perché; se solo si prova ad afferrare il ricordo, questo sfugge inesorabilmente. Ci sono corse in taxi nella notte, medicine senza bugiardini, una veste troppo larga con troppi colori.

Nell’attesa che esca il libro, intanto eccovi la copertina e il link al video di presentazione.

copertina di "Il mistero dei due elefanti"

I SALOTTI CRE-ATTIVI – PUNTATA 9

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novembre 11th, 2011 Posted 11:14

http://youtu.be/hVv5rnkstM8 (Puntata 9 su Youtube)

Immagine 9

I SALOTTI CRE-ATTIVI – PUNTATA 6

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ottobre 21st, 2011 Posted 11:15

http://youtu.be/1zohYncGRuU (Puntata 6 su Youtube)

Ho sognato che le persone avevano smesso di sognare poi ho sognato che quelle stesse persone senza i loro sogni si erano sgretolate. Ma anche da polvere continuavano a chiedersi fra di loro come era stato possibile che avessero perso la capacità di sognare.
Ho sognato che non c’era più ombra di cemento, che i bambini correvano scalzi sui prati senza paura di essere trafitti dalle siringhe. Che gli alberi erano alti e che c’erano adulti che si arrampicavano fino al cielo senza vergogna. Ho sognato che uno di questi uomini diceva agli altri che quella era la sua scalata al successo. Poi si è gettato dall’albero. E’ morto con il sorriso.
Ho sognato un circo dove gli animali facevano saltare nel cerchio infuocato gli uomini che invece di ribellarsi erano felici di gettarsi fra le fiamme. Ho provato a fermarli ma non mi hanno dato ascolto. Sono morti tutti e io sono rimasta sola.
Ho sognato che erano finite le scorte di amore e allora si ammazzavano i bambini perché, sentivo dire, sono esseri pieni d’amore. Mi sono messa a piangere. Era come se ammazzassero me.
Ho sognato un cavallo bianco e un antico cavaliere che voleva portarmi con sé. Aveva sbagliato epoca. E anche donna.
Ho sognato un pacco di fazzoletti da naso che io usavo per pulirmi il culo. Quando sono finiti non ho più usato niente. Ho preferito che la mia merda fosse evidente.
Ho sognato un carro armato guidato da soldatini di carta. Puntavano il cannone contro le ballerine, finchè una ballerina ha urlato : « tutto questo è un incubo »
Ho sognato un giradischi che suonava a vuoto. Era un trentatrè giri che si ribellava al mondo perché voleva essere un trentun giri. Allora è arrivato il capo della musica. Si chiamava proprio così. Il capo della musica. Ha guardato il vinile e gli ha detto : non puoi scegliere cosa essere. Per te decido io. Io ero in quella stanza così ho chiesto al capo della musica : « e per te, chi cazzo decide ? » Poi ho preso il vinile e l’ho fatto girare a casa mia come voleva lui. Con trentun giri.
Ho sognato che ero in un ristorante vietnamita che mangiavo con dei serpenti sotto spirito vicino al tavolo. Siccome un mio commensale provava un immenso schifo, ho preso i serpenti e li ho gettati dalla finestra. Ci tenevo che un mio commensale si gustasse la sua cena senza alcun elemento di disturbo. Poi però i serpenti si sono incazzati e ci hanno sfidati. Io non ci ho più visto e li ho fatti a pezzi. A loro e al proprietario del ristorante.
Ho sognato l’interno della balena. C’era anche Pinocchio. Io ero il grillo. Solo che invece di parlare di Geppetto, ci siamo messi a giocare a strip poker. Noi e le sirene. L’unico corpo accettabile era il mio.
Ho sognato che non volevo sognare i politici perché con il mio sogno li avrei offesi. E poi avrei corso il rischio di sognare anche il Papa e l’idea non mi allettava.

Testo di Silvia Castellani

Sottofondo musicale di Giacomo Paci con il pezzo intitolato “Guizzi”

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I SALOTTI CRE-ATTIVI – PUNTATA 4

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ottobre 9th, 2011 Posted 11:37

http://youtu.be/9vM8wSQjSVc (Puntata 4 su Youtube)

“Esperimenti di luce, acqua e sole-omaggio ad Aquafan”

Guardare, sedere e allacciare nudi desideri con le scarpe lasciate in disparte, sull’altra sponda, a sorvegliare.

- E io volevo andare all’Aquafan perché la sera prima avevo conosciuto quello di nome Alberto che secondo me era fichissimo!

Che sempre c’è l’ombra amica a riparare quel che accade nel mare di sensazioni che ci portiamo impresse nel cuore. Così i piedi possono finalmente godere, insieme alle gambe e ai loro pensieri, quella luce speciale che non ha nulla di artificiale ma solo la luccicanza di un raggio di sole.

- Che era stato Alberto a dire ci sei domani all’Aquafan e io sì certo, ci sono. Poi mi ero guardata i piedi, le unghie dei piedi e avevo passato la notte a metterci lo smalto fuxia.

Con il vento che refrigera il fare, nessuno si salva, prima o poi dall’essere protagonista di un tempo unico che tutto amplifica grazie a quel sorriso, quello sguardo, quel cenno risucchiati dall’onda emozionale che tutti travolge e qualcuno timido scansa, senza mai temere. Che proprio non può resistere agli scherzi e ai giochi di un’acqua indisciplinata che non se la smette di chiamare chi vuole partecipare.

- E sono arrivata all’Aquafan che sembravo un barboncino sperduto, che ho mangiato un maxibon un po’ scocciata e il sole picchiava sulle mie unghie e io di colpo sembravo tonta e anche triste e anche: dove diavolo è Alberto?

Andare, camminare, ricreare. Braccia che vanno, che insistono, che accelerano, corrono, inseguono. La propria ombra che si allunga, ti raggiunge e precede il sogno di un attimo. Braccia che bramano, tese raccontano e portano in coppia una storia unica. Braccia che danzano, riempiono, rallentano, riprendono e circondano lo spazio che vedono. E si fermano. Poi si concentrano e si chiamano. Persone. Che si sdraiano, dormono e sognano, mentre si abbronzano, di tutto quel mondo intorno.

- Ho aspettato fino a sera e ho studiato le schiene, i capelli, i motorini, le voci e gli accenti romagnoli, ma non c’era mica Alberto e io dovevo tornare a casa che il maxi bon era finito da un pezzo!

Si gongolano al pensiero sicuro che l’oggi è unico e muovono, insieme partecipano, che poi quell’attimo scivola via di nuovo, ancora, in quell’acqua che affascina e innocua ci culla mentre riflette le pose, le cose, le facce, le mani, le gambe, i pensieri che risplendono in mezzo a giochi d’acqua e di sole.

- Che io a dirla tutta non so nemmeno nuotare…

Testo di Silvia Castellani

Commenti in grassetto di Maria Silvia Avanzato

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I SALOTTI CRE-ATTIVI – PUNTATA 1

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settembre 17th, 2011 Posted 08:33

http://youtu.be/eflr1vuDUA8 (Puntata 1 su Youtube)

Silvia incontra Silvia a Bologna: è caldo, è tardi, è il destino. Magari è solo merito di Facebook. No, facciamo che è il destino, che fa più figo. Si tratta di quel tipo di destino che dice “tu e tu, scontratevi qui, adesso” e poi dice “pensatela uguale, scopritevi simili”. Entrambi scrittrici dal passato più o meno glorioso e dall’avvenire più o meno dubbio, si trovano d’accordo su un punto: si scrivono fiumi di carta, ma non c’è pubblico. E se c’è, ha altro da fare. Quindi l’idea: prendiamo un leggio e ci piazziamo in giro per le città, leggiamo di noi nei salotti cre-attivi. Leggiamo di noi, agli alberi, ai muri, al vento, alle strade. Leggiamo di noi al nulla. Vedrai che ci ascolta…

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I Salotti cre-attivi di Silvia&Silvia – Puntata 0

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luglio 12th, 2011 Posted 17:33

http://youtu.be/tdcX6WlQgoI (Puntata 0 su Youtube)

Un progetto video culturale nato dall’idea di due scrittrici, Silvia Castellani e Maria Silvia Avanzato.

Silvia incontra Silvia a Bologna: è caldo, è tardi, è il destino. Magari è solo merito di Facebook. No, facciamo che è il destino, che fa più figo. Si tratta di quel tipo di destino che dice “tu e tu, scontratevi qui, adesso” e poi dice “pensatela uguale, scopritevi simili”. Entrambi scrittrici dal passato più o meno glorioso e dall’avvenire più o meno dubbio, si trovano d’accordo su un punto: si scrivono fiumi di carta, ma non c’è pubblico. E se c’è, ha altro da fare. Quindi l’idea: prendiamo un leggio e ci piazziamo in giro per le città, leggiamo di noi nei salotti cre-attivi. Leggiamo di noi, agli alberi, ai muri, al vento, alle strade. Leggiamo di noi al nulla. Vedrai che ci ascolta…

A settembre 2011 su questi e altri schermi…

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I salotti cre-attivi

Eloisa ed Abelardo, rapitori delle stelle

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settembre 30th, 2010 Posted 20:20

Parigi, 1100. Eloisa e Pietro Abelardo, una storia struggente che val bene raccontare attraverso e soprattutto i loro incartamenti. “A quel tempo ero infatti tanto famoso e primeggiavo talmente per essere nel pieno della bellezza e della giovinezza che qualunque donna mi fossi degnato di amare non avevo da temere alcun rifiuto”. Lo scrive Abelardo in una lettera intrisa di quelle superbia e vanità che gli faranno forse meritare la terribile punizione subita poco più che quarantenne. Lui stesso dirà ad Eloisa:”considera quanto profonda è stata la provvidenziale pietà di Dio verso di noi; come misericordiosamente Egli ha trasformato il suo verdetto in mezzo di correzione: con quanta saggezza si è servito dei mali stessi e ha amorevolmente rinunciato alla severità per salvare, con una meritatissima piaga in una sola parte del mio corpo, due anime…”. Per la sottoscritta, decisamente eccessivo anche per un uomo di chiesa, ma magari non (per un uomo) di fede.

Cimitero di Père Lachaise, 1800. I due oggi vi riposano in pace dopo 700 anni di tribolazioni, attraverso la vita ma anche attraverso la morte. Seppelliti originariamente  insieme, furono infatti divisi nel 1600 da una badessa ossessionata dai loro lussuriosi fantasmi, poi riuniti nel 1700 da un’altra religiosa e, alla fine di quello stesso secolo, trasferiti nella chiesa di Nogent-sur-Seine e collocati in uno stesso sepolcro, pur separati “per decenza” da un divisorio di piombo. Nel 1800, eccoli finalmente a Père Lachaise. Non poteva mancare una romantica leggenda: si narra che quando Eliosa morì, nel 1164 a distanza di 22 anni dalla morte dell’amato, e volle (riuscendoci) essergli sepolta accanto, le braccia del cadavere di lui si aprirono in un abbraccio.

Dopo la morte ci fu questo, ma in vita fu forse peggio.

Pietro Abelardo conosce Eloisa a 39 anni e ne diviene maestro. La ragazza non ha ancora 17 anni e fama di adolescente particolarmente sapiente. In un’epoca dove le donne sono praticamente quasi tutte analfabete, lei sa leggere il latino, ha nozioni di greco, d’ebraico e conosce a memoria Ovidio. E le arti liberali: grammatica, retorica, geometria e astronomia… E un chissenefrega, non ce lo mettiamo? Scusate, ma gli elenchi delle materie mi irritano. Diciamo piuttosto che, come per Paolo e Francesca, galeotto fu il libro. E “sepius ad sinus quam ad libros reducebantur manus” (più al seno che ai libri correvano le mani). È sempre Abelardo che scrive, in un momento successivo al consumarsi della storia carnale. Lei, invece, dal monastero di Argenteuil, in preda ad assoluta dedizione e, lasciatemelo dire, a quell’ardore sfrenato che confonde:

“Al mio signore, anzi padre, al mio sposo anzi fratello, la sua serva o piuttosto figlia, la sua sposa o meglio sorella… ti ho amato di un amore sconfinato… mi è sempre stato più dolce il nome di amica e quello di amante o prostituta,…”

Ma, all’epoca delle “lezioni d’amore” Abelardo, che arde letteralmente di passione per allieva che lo ricambia, per starle più vicino, chiede a Fulberto, zio della giovane che l’ha in custodia, di poter “andare a pensione” da lui. Figurarsi se il canonico non approva! Accetta, infatti, con entusiasmo, di avere sotto il suo tetto il maestro più insigne di Parigi. Fino a quando scopre la relazione e lo caccia di casa. Eloisa è incinta. Abelardo decide di rapirla e di portarla presso la sorella, lontana da Parigi, dove la giovane partorisce un maschio che verrà chiamato Astrolabio. Abelardo però vuole riparare al male inferto alla famiglia di lei e chiede a Fulberto di sposarla con la clausola che il matrimonio deve rimanere segreto, perché lui non può sposarsi, essendo, oltre che docente, anche un chierico. Ne andrebbe della sua reputazione e della sua carriera. Ottenuta la garanzia del mantenimento del segreto dai parenti della giovane, i due si sposano, nonostante Eloisa sia contraria e cerchi ripetutamente di dissuadere l’amato da tale decisione. La notizia in qualche modo si diffonde e, per cercare di evitare ogni tipo di ripercussione, Abelardo fa rinchiudere Eloisa in monastero.

E più scrivo, più mi angoscio.

Poi, in qualche altro modo, il sentimento di vendetta di Fulberto prevale e la situazione una notte impazzisce.

Si legge ne “I segreti di Parigi” di Corrado Augias: “mentre dormivo tranquillamente in una camera appartata della mia casa, con l’aiuto di un mio servo che avevano comprato col denaro, si vendicarono su di me in quel modo così crudele e ignominioso che riempì tutti di inaudito stupore: mi amputarono cioè la parte del corpo con cui avevo commesso il peccato”.

I due non si rivedranno più. Solo una volta, per un solo momento, poterono appena incrociare lo sguardo.

Scriverà così, Eloisa, un giorno di vent’anni dopo l’evirazione, in preda a fantasie interiori mai più placatasi:“si può parlare di vera penitenza dei peccati quando, per grande che sia la mortificazione del corpo, l’animo rimane fermo nella volontà di peccare e arde degli antichi desideri? … È difficilissimo svellere dall’animo il desiderio delle supreme voluttà.

Esiste a Parigi una coppia raffigurata quattro volte sul pilastro centrale della sala delle guardie nel palazzo della Conciergerie, che rappresenterebbe, secondo la tradizione, i due tragici amanti. Lei ha il capo velato, lui guarda nel vuoto ed entrambi impugnano ornamenti che fuoriescono dalla cornice e paiono fallici.

Ad ogni modo, è certo che i due rapirono le stelle.

Nostra Signora di Parigi