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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

Posts Tagged ‘autobus’

Che schifo. Quasi quasi faccio causa alla Natura

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febbraio 11th, 2011 Posted 17:04

Le persone oggi mi vengono addosso. Fisicamente, intendo. E sono moleste. Esce un po’ di sole e danno i numeri, per esempio sull’autobus questa cosa la vedi bene se sei un po’ osservatore. Quando è freddo salgono e si piazzano fermi in un qualunque punto; ai primi spiragli di calore paiono indemoniati. Per tacere della finta virtuosa d’occasione che ha imposto aiuto alla vecchietta senza nemmeno chiederglielo e voleva lo sapessero tutti che stava facendo una buona azione. Mi pare quell’altro che rende il servizio al Paese quando il Paese io sospetto che non lo voglia, ma guai a chiedere agli interessati, l’importante è urlare al virtuosismo (?). Tanto poi si è anche stanchi qui in Italia e così si lascia fare per sfinimento. Non sole le persone oggi mi vengono addosso. Anche la Natura. Anche lei ha perso la sua ragione. Non capisco però perché si debba accanire con la sottoscritta a suon di cavallette. Che so: gatti, cani, caimani, al limite piccioni. No, cavallette giurassiche che per una donna sola sono problemi seri da affrontare. Oggi è il giorno 11 febbraio. Cosa c’entra una cavalletta gigante che scorrazza libera su e giù per l’edificio dove si trova il mio ufficio e, al suono della campanella, si piazza esattamente accanto alla chiusura dove devo inserire la chiave per chiudere ante week. Bene, l’ho affrontata con il mio fido ombrello chiuso, tipo mazza da baseball e, quando ha preso il volo tornando indietro modello boomerang, mi sono messa in posizione “battuta”, urlettando pure a intermittenza nel mentre. Ho pensato: adesso, succeda quel che succeda, se mi viene addosso, le spezzo le ali per sempre e invece ha virato, salvando la sua vita e i miei nervi da sicura definitiva catastrofe. Adesso mi toccherà girare anche in giugno, luglio e agosto con l’ombrello in borsa. Anzi, credo che inizierò a mettere in borsa anche: pinne, fucile ed occhiali. Si sa mai che debba affrontare anche il mostro di Loch Ness. Che schifo. Quasi quasi faccio causa alla Natura.

Les gens viennent à moi aujourd’hui. Physiquement, je veux dire. Et ils sont ennuyeux. Sort un peu “des dommages du soleil et des chiffres, par exemple sur le bus que vous voyez cette chose et si vous êtes un peu” d’observateur. Quand le froid se leva et s’arrêta à tout moment, les premières lueurs de la chaleur semblent possédés. Sans parler de la part de faux vertueux qui avaient besoin d’aide sans même demander la vieille femme et je voulais tout le monde savait qu’il faisait une bonne action. Il me semble que d’autres qui rend le service dans le pays lorsque le pays je pense que ils ne veulent pas, mais malheur à demander aux parties concernées, la chose importante est criant virtuosité (?). Alors vous êtes aussi fatigués ici en Italie et ne sera donc pas à l’épuisement. Non seulement les gens sont sur moi aujourd’hui. Même la nature. Elle a aussi perdu la raison. Mais je ne comprends pas pourquoi nous devrions fureur auprès de la soussignée au son des cigales. Je sais:chats, chiens, alligators, oiseaux, jusqu’à la limite. Non, les sauterelles Jurassic pour une femme seule qui sont des problèmes graves à régler. Aujourd’hui, c’est Février 11. Qu’est-ce qu’une sauterelle géante qui erre librement vers le haut et le bas du bâtiment où se trouve mon bureau, et le son de la cloche, placez-le juste à côté de la fin où j’ai mis la clé pour fermer la semaine précédente. Eh bien, j’ai rencontré mon parapluie fidèle fermés, tels que batte de baseball et, quand il a pris le modèle de vol de boomerang revenir, j’ai commencé à “battre”, tandis que dans urlettando ainsi par intermittence. J’ai pensé que, désormais, quoi qu’il arrive, si elle aboutit dans mon visage, casser les ailes à jamais, et il a viré, sauver sa vie et mes nerfs pour garantir catastrophe finale. Maintenant, je vais tourner en Juin, Juillet et août, avec un parapluie dans votre sac. En fait, je pense que je vais commencer à entrer dans un sac ainsi: palmes, lunettes et un fusil. Vous ne savez jamais qui doit aussi composer avec le monstre du Loch Ness. J’ai failli faire en raison de la nature.

Pinne, fucile, occhiali

Lezione femminile – Fiutare l’aria e andarsene veloci

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settembre 28th, 2010 Posted 19:44

Sono appena rientrata a casa e anche oggi metto la parola fine a questa giornata che definire faticosa sarebbe un eufemismo. Sto pensando che nella vita tutto serve, soprattutto se sei donna, soprattutto se devi difenderti dai pericoli del mondo. Sto pensando che da ragazzina ho frequentato moltissimo le discoteche, anche quelle un po’ più “accese”, quelle dove non era raro che scoppiasse una rissa in pista, così, all’improvviso. Mentre tu stavi ballando, avevi circa dieci secondi, forse meno, per renderti conto che dovevi uscire da quella pista dove stavi ballando, altrimenti, tuo malgrado e senza c’entrare un cazzo, ci finivi in mezzo al casino colossale. Vedi poco fa, sull’autobus che ho preso alla stazione, stanca morta come sempre, come quando stavo a ballare delle ore, da ragazzina. Ma i riflessi, i riflessi non mi tradiscono più. Ormai. Mi sono seduta, in fondo all’autobus. C’erano tre posti, uno già occupato e gli altri due liberi. Ci siamo seduti, io e un uomo, apparentemente normale. E appena seduta, al centro tra i due uomini, ho rilevato che c’era qualcosa che non tornava, che non andava bene. L’uomo sedutosi in contemporanea a me ha provato ad attaccare discorso, era ubriaco. Dall’altro lato, l’ altro uomo, faceva apparentemente finta di niente. Io anche ho fatto finta di niente, ma non mi sentivo sicura. Come all’epoca, in discoteca, quando ballavo, stanca morta, eppure sentivo qualcosa nell’aria che non tornava. L’uomo ubriaco ha deciso di lasciar stare, che non volevo conversare e si è letteralmente accasciato sulla sua sedia. Poi, è stato un attimo, ho visto con la coda dell’occhio che ha alzato la mano per accarezzare i capelli della donna seduta davanti a lui. La donna si è voltata e io sono scattata e mi sono portata avanti sull’autobus verso l’uscita. L’altro uomo mi ha detto di no, che dovevo stare lì, seduta, come a fare intendere che mi avrebbe difesa lui, se l’ubriaco allungava le mani. Col cazzo, fratello, mi fido più di me. E infatti: raggiungo la porta centrale, tempo dieci secondi e sento che, in fondo all’autobus, l’uomo dice alle donne di sedersi tranquillamente e poi inizia ad inveire contro l’ubriaco, dice che ha già dato fastidio a due donne, che ci pensa lui, che forse gli vuole dare una lezione. Tensione conclamata. Pensa se rimanevo al centro dei due… Si apre la porta centrale, scendo al volo, è meglio. Non so come è andata a finire, probabilmente in niente, ma so come vanno queste cose, cioè che non sono prevedibili a priori dal momento della tensione conclamata. Magari succede che hai una manciata di secondi, scatta la zuffa e ci finisci in mezzo. Morale: voglio dire alle ragazze di fiutare l’aria, che se il loro sesto senso le sconsiglia di rimanere in un posto, locale o autobus che sia, se ne devono andare, devono mettere in atto da sole la così detta “prima difesa”. Non dovete rimanere immobili per paura, per timore di offendere qualcuno, per vergogna. Togliete le tende, veloci. Perché, tempo dieci secondi, non lo potete sapere come va a finire. Ah, un grazie d’obbligo ai locali “accesi” che ho frequentato dove ho imparato a fiutare l’aria e a non avere paura di andarmene.

Libri a spasso (con i tempi)

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aprile 23rd, 2010 Posted 20:04

"Arte moderna in movimento" - foto scattata da Silvia Castellani su un autobus di Bologna

Sono fradicia perché ho deciso di arrendermi alla pioggia inclemente. in giro con i mezzi pubblici ,il rischio che corri è che l’autobus sia pieno di carne umana stipata, accalcata, infradiciata e puzzolente. prima mi sono arresa all’attesa di questo traghetto d’anime, perse nei meandri del pendolarismo cittadino e poi, mi sono arresa al fatto che la mia borsa di carta sia sia spaccata in due sotto il peso dei manici di cordicella. il cellulare è cascato fragorosamente. nessuno, come da copione, ha fatto una piega. poteva pure scivolare per tutto l’autobus fino al gabbiotto del conducente. nessuno si muova! ma del resto nessuno poteva muoversi. una galera immobilizzante con un cellulare che si spacca in movimento. le gambe di una donna di colore in mezzo alle quali caccio veloce la testa prima di perdere il controllo del mio cellulare. di uno dei miei due cazzo di cellulari. porca troia. dico. la negra mi guarda male. il cellulare, dico, quasi a volermi giustificare di un insulto, magari rivolto a lei. sarà stata colpa di Annozero ieri sera, troppa roba razzista ho sentito. mi ha condizionata. la scatola mi ha condizionata di nuovo. e non mi muovo. l’ombrello preso dai pakistani, con gli angioletti, è andato. lascio tutto lì, borsa angioletti, stecche. se riesco con i dieci chili di vestiti che mi ritrovo addosso a scendere alla mia fermata, è un successo. succede. devo prendere appuntamento dalla parucchiera. non so niente, né nome né posizione del suo salone. solo mi ricordo che quel giorno con la neve, di un paio di mesi fa, ci sono entrata. in giro non c’era nessuno e io volevo farmi i capelli. faccio avanti e indietro non la trovo. mi aveva lasciato un bigliettino da visita che puntualmente avevo gettato via al ritorno a casa, mica perché non fosse stata brava, ma perché i biglietti da visita sono come le agende. catalogazioni di nomi e numeri che rifiuto di trattenere accanto a me. libertà. anche di movimento. su e giù, su e giù per la via, ci ricasco con l’ombrello pakistano. evito gli angioletti. mantengo il colore verde. sempre due euro e mezzo. marca pakistana differente. o cinese. chissà chi li fa e dove, soprattutto, li creano quegli ombrelli. volevo dire tutt’altro ma poi, chissà com’è che scrivo queste povere cose della mia giornata, dove il ritorno a casa non è un ritorno, ma solo un fare indietro dopo che si è fatto un avanti. ho scoperto che ci sono un sacco di chiese accanto a dove vivo, ma per un anno ho visto solo l’ex manicomio. adesso inizio ad essere più ricettiva. ogni giorno mi auto-provoco meraviglia. peccato per la parrucchiera. penso che, magari, in un giorno ovattato come quello in cui mi è capitato di entrare in un posto che non esiste, forse me lo sono immaginato, forse ha a che fare con il paranormale e il sogno. tipo quelle cose che raccontano, che hai dato un giorno un passaggio a uno, che ha dimenticato la giacca nella tua macchina e quando gliela riporti ti dicono che è morto da dieci anni. robe dell’altro mondo. e di questo. oggi dopotutto ho contribuito a cambiare il mondo. c’è stato un chiarimento che ha urto. avete presente quando si dice che urge un chiarimento? quello. E’ stato con un amica. è stato oggi, vero. E’ un successo, un urto oggi, urgente  il chiarimento, è stato con un amica. sono cose che contribuiscono. ne sono certa, come può essere certo di prendere lo stipendio ad oltranza un dipendente a tempo indeterminato. come è certo che se trascuri il partner, questo prima o poi ti tradirà. forse non è certo. mentre parlava, mentre parlavo, mentre ascoltava e io ascoltavo, mentre ognuna di noi era convinta o faceva finta, delle sue mancate ragioni, illusioni di strade non ancora percorse. sentivo l’urto. quel chiarimento che ha portato a nient’altro che a ricercare quello che si vorrebbe essere e non si è. per questo bruciano le anime di chi li mette in atto. i chiarimenti per pensare, forse, che la verità specchio infranto, di cui ognuno di noi ha raccolto a terra un pezzo, sia l’unica verità. Il tutto cos’è, è una cosa altra, il tutto non è la ragione ed è tra le parole, tra i discorsi che non faremo mai, nel silenzio dell’altro che non abbiamo il coraggio di guardare. porca troia. E forse ho deluso, ho amareggiato e provato a togliere una parte di me dall’altro per un po’ e ho provato a rubare il suo pezzo. per un po’ o per sempre. non fa differenza. solo il ricordo ha valore. e reazioni, le percezioni variano all’istante e cosa rimane? Cosa ci dà la misura delle cose? L’amore. Quello soltanto. E ho alzato la voce, ho urlato per affermare la mia frantumazione e lei dall’altro filo lo stesso. Trapezisti con isterismi caduchi. Mi sono persa, come la luna in questo cielo troppo chiaro su Bologna così stanca. il motore di stirling non gira. vado a metterlo sul modem.

Ils sont pourris parce que j’ai décidé de renoncer à la pluie défavorables. autour de transports en commun, le risque que vous courez, c’est que le bus est plein de chair humaine entassés, bondé, puant et trempé. J’ai abandonné avant d’attente pour ce ferry d’âmes, perdu dans le labyrinthe de la ville de trajet et puis, je me suis rendu sur le fait que mon sac en papier est divisé en deux sous le poids de la corde poignées. le téléphone est fracas des cascades. none, comme prévu, a effectué un virage. pourrait bien glisser à travers le bus jusqu’à la cabine du conducteur. personne ne bouge! mais personne ne pouvait bouger. immobiliser une prison avec un téléphone cellulaire qui se divise dans le mouvement. les jambes d’une femme noire dans le milieu de laquelle chassé avance rapide avant de perdre le contrôle de mon téléphone. un de mes deux téléphones putain. Putain de merde.Dis-je. la femme noire me regarde pas. le téléphone, dis-je, presque une insulte à vouloir justifier, peut-être se tourner vers elle. s’est rendu coupable d’Annozero la nuit dernière, trop de choses que j’ai entendu raciste. J’ai été conditionné. boîte de conditionnement de moi. et je ne bouge pas. l’égide prises par les Pakistanais, avec des anges, est parti. Je laisse tout ce qu’il ya, sac ange, attelles. si je peux avec les dix livres de vêtements que je le trouve à descendre à mon arrêt, a été un succès. qui se passe. Je dois prendre rendez-vous par le coiffeur. Je ne sais rien, ni son nom ni l’emplacement du salon. Je me souviens seulement ce jour-là avec la neige, quelques mois auparavant, je suis allé là-bas. Il n’y avait personne autour, et je voulais que mes cheveux. Je ne le trouve pas en arrière. J’avais laissé une carte de visite que j’ai rapidement jeté son retour, non pas parce qu’il n’était pas bon, mais parce que les cartes sont comme des journaux intimes. catalogage des noms et des numéros qui refusent de tenir à côté de moi. la liberté. également de se déplacer. de haut en bas, de haut en bas de la rue, pour retomber à nous avec un parapluie au Pakistan. J’évite les petits anges. garder la couleur verte. € toujours deux ans et demi. Pakistanaise de marque différente.ou chinois. qui sait qui les fabrique et où, surtout, ils créent les parapluies. Je voulais dire quelque chose mais alors, qui sait comment écrire ces pauvres choses dans ma journée, où la maison du scrutin n’est pas un retour, mais seulement faire revenir après avoir fait un progrès. J’ai découvert qu’il ya beaucoup d’églises près de chez moi, mais pendant des années je n’ai vu que l’ancien asile. commencent maintenant à être plus réceptifs. tous les jours je me demande d’auto-provoqué. le péché chez le coiffeur. Je pense que peut-être dans un jour sourd que celui dans lequel je suis tombé dans un lieu qui n’existe pas, j’ai peut-être imaginé, a peut-être à voir avec le paranormal et le rêve. comme ces choses qui le dis, vous a donné un tour à une seule journée, il a oublié sa veste dans votre voiture et ensuite remboursé lorsque vous dites qu’il est mort depuis dix ans. choses de ce monde. et ce. Aujourd’hui, après tout, j’ai contribué à changer le monde. il ya eu une clarification qui a un impact. Vous souvenez-vous quand vous avez dit que des clarifications urgentes? que. E ‘a été avec un ami. est maintenant vrai. E ‘un coup, une bosse aujourd’hui, urgentclarification, il était avec un ami. sont des choses qui contribuent. Je suis sûr, que vous pouvez être sûr de prendre le salaire d’un employé à la fin amère à perpétuité. comme il est certain que si vous négligez votre partenaire, ce, tôt ou tard vous trahir. peut-être il n’est pas certain. comme il parlait, que je parlais, il a écouté et je l’ai écouté, avec chacun de nous est convaincu ou feint, sa non-raison, les illusions des routes pas encore voyagé. Je me suis senti l’impact. clarifier ce qui a conduit à rien d’autre que de chercher ce que vous voulez être et vous n’êtes pas. pourquoi brûler les âmes de ceux qui les ont mis en place. clarifications à penser, peut-être, que la vérité brisé miroir, dont chacun de nous recueillies sur le terrain une pièce, est la seule vérité. Tout cela est, c’est autre chose, tout n’est pas à droite et est l’un des mots, entre les discours que nous n’aurons jamais, dans le silence des autres, qui n’ont pas le courage de regarder. Putain de merde. Et peut-être que je suis déçu, attristé et j’ai essayé d’enlever une partie de moi pendant un certain temps sur l’autre et a essayé de voler sa pièce. pendant un certain temps »ou pour toujours. Il ne fait aucune différence. n’a que la valeur de la mémoire.et les réactions, les perceptions diffèrent instantanément et ce qui reste? Ce qui nous donne la mesure des choses? Love. C’est seulement. Et j’ai posé ma voix, j’ai crié à mon mouture et elle a dit l’autre thread de même. Trapeze avec l’hystérie de tomber. Je suis perdu, comme la lune dans le ciel trop lumineux pour fatigué de Bologne. moteur stirling ne tourne pas. Je vais le mettre sur le modem.