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E così, di nuovo il terremoto
maggio 29th, 2012 Posted 12:31
ore 12.00
A pensarci bene, credo che dovrei definirmi superficiale o forse incosciente. Stamattina ho sentito il terremoto. Io ho la certezza che ci sia il terremoto quando guardo la cartina dei vini appesa in salotto. Quando c’è il terremoto, io non so perché, mi trovo sempre in salotto. Alle quattro di mattina, alle nove di mattina, io sono sempre in salotto. Sveglia. Pensante. Penso ai libri, lì in salotto e mi gira la testa e non ho bevuto. E guardo la cartina dei vini, che dondola e i fili della luce fuori che dondolano a loro volta e i vetri della finestra che fanno quel rumore che non ha un nome preciso. Si muovono. I vetri si muovono, forse sfrigolano, forse tremano. A pensarci bene, dovrei definirmi superficiale o forse incosciente. Perché non esco. Credo che se quella dannata cartina di vini d’annata cadesse, allora uscirei così come sono. O forse nemmeno, aspetterei che la terra si fermi perché non è bene uscire sulle scale quando è in corso la scossa. Le scale sono le prime a crollare. Mi hanno detto così, che quelle ti vengono meno sotto ai piedi, meglio andare sotto al tavolo. Allora forse, se la cartina cadesse e la terra smettesse di tremare, uscirei. Ma siccome la cartina rimane attaccata al suo posto e niente si sposta in maniera significativa, niente cade per terra, niente si ribalta, io rimango lì immobile come uno stoccafisso. Stamattina ero in salotto, quando c’è stata la scossa e avevo un appuntamento poco dopo, dalle parti di Piazza Maggiore. Sono uscita per andare all’appuntamento. Era un appuntamento al terzo piano. L’ascensore in quel momento non era funzionante. Sono salita per le scale e ho suonato il campanello. E’ arrivata una signora che mi ha detto: ma lei cosa ci fa qui al terzo piano, non ha sentito la scossa di terremoto? Vada via, scenda in piazza. E allora sono scesa giù e sono andata in Piazza Grande e mi sembrava che tutti chiamassero con i cellulari. Anche io ho provato a chiamare qualcuno, ma le linee erano interrotte e così non avevo più nessun motivo per rimanere in piazza e sono tornata a casa. Ho letto sul web delle vittime che ci sono state, di quelli che sono rimasti magari incastrati in un capannone, di quelli che a causa del terremoto non ci sono più. Mi sono sentita scema, mentre riguardavo la cartina dei vini in salotto e rivivevo la scena. Mi sono sentita superficiale.
ore 13.10
Richiama mia madre, mi chiede com’è la situazione. Rispondo che fino a quando non cade niente per terra, per esempio la cartina dei vini o la billy che è già sbilenca di suo o i libri dentro la billy, io sto tranquilla e sto qui in casa. Poi richiama mia sorella, dice che viene a dormire qua stanotte, che da sola non ci sta a casa sua, io dico che sì, certo, deve venire all’ora che vuole, io sono qua a casa e non mi muovo. A meno che non cada la cartina dei vini. La verità è che comincio ad avere paura anche io, adesso, perché non possiamo niente di fronte al terremoto, possiamo forse soltanto andare in base a una dannata cartina. La guardo, è ferma lì appesa al muro. Non cade, è sicuro che non cade.
ore 15.00
Dovrei chiamare alcune persone per chiedere loro cose diverse dal come stai. Ha senso questa cosa?
ore 15.30
Alla tv dicono che alcuni negozi a Bologna, di quelli che vendono tende per accamparsi, sono stati presi d’assalto da diverse centinaia di terremotati. Che evidentemente, dai paesi più colpiti, non troppo distanti da qua, sono venuti a rifornirsi del necessario.
ore 16.30
Sono uscita a comprare le sigarette, mi pare che la città sia un po’ ovattata, ma forse è solo una mia impressione. Ho chiesto alla tabaccaia cosa ne pensava, se anche lei aveva per caso notato un certo rallentamento lungo la strada. Mi ha risposto di no, che lei ha lavorato come al solito, che ha fatto molte ricariche di telefonini, la gente ha chiamato forte per il terremoto. Dovrei contattare alcune persone per lavoro, continuare a lavorare, ma se lo facessi, mi sentirei una merda perché cosa vuoi che contino le mie scemenze di fronte al sisma, ai morti, ai feriti, agli sfollati, ai danni. C’è gente che soffre in Emilia, non troppo lontano da qua dove mi trovo io e il rispetto è la prima cosa. Continuerò a mantenermi aggiornata sulla situazione e parteciperò alla gara di solidarietà e continuerò a fare quello che devo fare al minimo per oggi. Guardo la cartina dei vini, penso che se dondola di nuovo, a sto giro la smetto di fare la cogliona ed esco subito.
ore 19.30
Servono tante cose alle persone colpite dal terremoto. Servono anche i soldi e trovo necessario nel mio piccolo contribuire. Dovrebbero farlo tutti. Il numero a cui mandare un sms è 45500. Mandando un sms doni 2 euro. Adesso.
Tags: bologna, terremoto
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Bisogno n. 3| Fame di vita
marzo 15th, 2012 Posted 20:16
A volte mi fermo a riflettere. Tutti i giorni mi fermo a riflettere. Penso ai miei errori, alle mie ossessioni, alle mie priorità. Poi, puntualmente, mi viene in mente la difficoltà della vita e mi viene in mente la morte. Quella fisica, quella psicologica, quella di fronte alla quale tutto il resto cade, si riduce a poco, a banalità, a sciocchezza. Ecco, io penso di essere una che ha molta fame di vita, penso che però, di fronte alla morte, so fermarmi. Perché tutta la frenesia che accompagna la vita di ciascuno di noi, per avere un senso, deve fermarsi di fronte al nulla. E’ importante per dare il giusto peso alle cose, a tutte le cose. Altrimenti ti ritrovi a passar sopra ai cadaveri. Ragionavo pochi giorni fa con un’amica, gli ho detto, eravamo all’aperto: “senti gli uccellini che cantano, guarda c’è anche il sole e noi che siamo così preoccupati su tutta una serie di cose piccole” e pensavo, di fronte alla grandezza della natura, anche questo gli ho detto, che la vita umana in fondo è davvero breve, pensavo che io stessa mi sono svegliata una mattina con già trentaquattro anni, quando mi pareva fino al giorno prima di averne dieci in meno. La morte è un argomento serio, se si pretende, come la sottoscritta, di avere fame di vita.
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Bisogno n. 2 | Limoni
marzo 14th, 2012 Posted 11:51
Quest’anno è partito a rilento, è partito attraverso una serie di situazioni di stallo. Quest’anno è un grande anno, lo sento, perché è quando non vedi la luce che allora forse c’è una speranza. La speranza si chiama scrivere, si chiama vivere. Quando quella donna mi ha detto: secondo me ti prendono, hai un bel musetto, mi è venuto da ridere, molto da ridere, mi sono sentita un cane, volevo scodinzolare, poi morderla. Se lo meritava, anche per tutto il resto. Al provino io ho detto la verità, che ero una pensatrice cre-attiva e l’ho spiegato bene, cosa volevo dire. Devo fare sempre così, andare diretta al dunque, dire bene le cose, senza paura di non essere compresa. Le persone sono più intelligenti di quello che crediamo. Mio marito mi dice sempre che gli altri capiscono, mica sono stupidi. E dice anche che io faccio rumore con il silenzio e lui fa rumore con il rumore. Questo è molto vero. Mi sono fissata con il limone, da qualche tempo. Intendo l’alberello. L’ho messo sul davanzale adesso, dopo tutta quella neve che è caduta. C’è un limone a penzoloni, intendo il frutto, e qualche ramo ha grosse spine. Lo guardo e penso alla Sicilia e vorrei vivere in Sicilia, in mezzo a tutti gli Aci, Castello, Trezza, Reale. Una volta sono andata a vedere la casa che ho stabilito essere del Verga. Infatti non risulta che abbia abitato lì ma io mi sono convinta di sì, ho una foto su una sedia nel ’suo’ giardino, ho chiesto ad un amico di fotografarmi in quella natura immortale. Quando guardo quella foto, sento dentro la libertà e la pace. Ricordo il silenzio, il caldo avvolgente, il profumo di fiori e la bellezza, qualunque cosa significhi. Mancava la fretta, mancava tutta l’idiozia della società moderna. C’erano reti, di pescatori, lungo la strada, c’era una donna, che guardava l’asfalto deserto, c’ero io che immaginavo e ancora immagino e chissà se ero davvero lì o altrove, con la mia carne e le mie ossa. Oppure con la mente dentro a un libro, una storia lontana, ma presente.
Tags: limoni
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I salotti cre-attivi – Puntata 10
dicembre 15th, 2011 Posted 17:14
http://youtu.be/6OwpgzFYD9M (Puntata 10 su Youtube)
Questa vita addosso, è tutto quello che posso, quello che ho.
Il sentiero dei nidi di ragno non l’ho mai percorso, ho paura non tanto dei ragni piuttosto dei sentieri
La parola piuttosto viene usata a sproposito per accomunare cose simili e paragonabili. In realtà è una contrapposizione fra l’una e l’altra cosa
La cosa che mi affanna più di ogni altra è un poster raffigurante un uomo distinto a cui ho coperto gli occhi con la foto di un tramonto
L’alba più bella è quella che non si può vedere.
Guarda dentro di te. La risposta che cerchi è dentro di te. Ha detto qualcuno. Peccato che è sbagliata.
Ho deciso di eliminare il pensiero cartesiano. Prima del cogito per l’essere, c’è il dubbio ma ancora prima c’è il fermarsi. Perciò l’origine è “vegeto, ergo sum”.
L’Amleto mi evoca la morte. La risposta alla domanda da cento milioni di dollari è non lo so, perché questa vita non mi permette di interrogarmi sulle cose troppo profonde.
Sant’Agostino usò queste parole in risposta a chi gli chiese cosa faceva Dio prima di creare il mondo. “Prepara l’inferno per quegli uomini che si interrogano sulle cose troppo profonde” . Così disse. O almeno credo. Che sia.
Non sono all’altezza di morire. Devo vivere. “se senti il dovere di fare una cosa, devi trovare il coraggio di farla”. L’ha detto la mamma di Berlusconi a suo figlio (questa l’ho sentita in tv) prima che fondasse la casa delle libertà, ora divenuto popolo. Fa ridere questa cosa, eppure è serissima.
Le cose che mi hanno meravigliato di più nella vita sono state quelle piccole e improvvise come una foglia che cade o il ritrovamento di poche parole che non ricordavo di aver mai scritto. Lampi di follia, come li definirebbe Dostoyesky il cui nome è troppo difficile per scriverlo correttamente.
Una volta ho raccolto un gatto vicino a un cassonetto e ho sperato che si trasformasse in un bambino. Piangeva.
Le ultime lacrime che ho versato appartengono a una vita che non è più mia. Ci ho rinunciato per paura di non riuscire a sopportarne la bellezza.
La bellezza reca in sé una brutalità primitiva ma non la avvertiamo mai perché il nostro cuore non è puro
L’amore non è appannaggio degli uomini. Questi conoscono perlopiù le passioni che per loro natura passano
Il tempo per me è circolare. La linearità della concezione moderna non mi tange e questo è il motivo per cui qualcuno mi interpreta come una presenza fuori dal tempo. Ho vissuto l’epoca del surrealismo e ne sono uscita indenne nonostante mi sforzi di fare finta che non sia successo.
I soldi, la fama e il potere non sono che concetti comodi e rassicuranti che associo all’insostenibile leggerezza del non essere.
Montedidio è il libro più bello che ho letto e mi rammarico di non averlo scritto io. Per scrivere Montedidio avrei dovuto essere un’altra persona. Sicuramente migliore.
La mia più grande consolazione è che gli angeli esistono anche se non sempre hanno le ali e quelli della mia vita sono tanti, bizzarri e generosi in cre-attività.
Quando il mio corpo si unisce a un altro corpo confluisco in un mondo parallelo dove non sempre riesco a portare l’anima dell’altro e allora la mia anima e il mio corpo si incontrano di nascosto per piangere insieme. Nessuno se ne accorge
Ho pensato a un quadro di Kandinsky. Si chiama il cavaliere azzurro e mi rappresenta. Avrei potuto essere una principessa o una pazza, poi un giorno qualunque sono salita in sella ad un cavallo alato perché era necessario combattere e così sono diventata un bellissimo cavaliere solitario.
La strada su cui cammino è stretta e sterrata ma ho motivo di credere che sia quella giusta
Non credo nelle leggi del parlamento perché in tutte le cose cerco l’essenzialità
Una volta ho scritto una frase che non sarò mai in grado di spiegare. La frase è: ho ascoltato la Legge e i Profeti ma io conosco nell’oscurità interpretazioni diverse
E’ la prima volta che la condivido con qualcuno. In fondo, era ora che lo facessi
La bandiera dell’unicef che mi pende davanti agli occhi non ha diritto di sventolare finché ci saranno ancora bambini che muoiono di fame
Non a caso i versi più famosi dell’inferno di Dante sono: più che il dolor poté il digiuno…
Che una mia amica confonde con quelli della canzone ‘Carlo Martello’ di De André dove al dolore è sostituito l’onore.
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I SALOTTI CRE-ATTIVI – PUNTATA 9
novembre 11th, 2011 Posted 11:14
http://youtu.be/hVv5rnkstM8 (Puntata 9 su Youtube)
Tags: bologna, cre-attività, cre-attivo, giornalisti, pensatori cre-attivi, scrittori, silvia castellani
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I SALOTTI CRE-ATTIVI – PUNTATA 6
ottobre 21st, 2011 Posted 11:15
http://youtu.be/1zohYncGRuU (Puntata 6 su Youtube)
Ho sognato che le persone avevano smesso di sognare poi ho sognato che quelle stesse persone senza i loro sogni si erano sgretolate. Ma anche da polvere continuavano a chiedersi fra di loro come era stato possibile che avessero perso la capacità di sognare.
Ho sognato che non c’era più ombra di cemento, che i bambini correvano scalzi sui prati senza paura di essere trafitti dalle siringhe. Che gli alberi erano alti e che c’erano adulti che si arrampicavano fino al cielo senza vergogna. Ho sognato che uno di questi uomini diceva agli altri che quella era la sua scalata al successo. Poi si è gettato dall’albero. E’ morto con il sorriso.
Ho sognato un circo dove gli animali facevano saltare nel cerchio infuocato gli uomini che invece di ribellarsi erano felici di gettarsi fra le fiamme. Ho provato a fermarli ma non mi hanno dato ascolto. Sono morti tutti e io sono rimasta sola.
Ho sognato che erano finite le scorte di amore e allora si ammazzavano i bambini perché, sentivo dire, sono esseri pieni d’amore. Mi sono messa a piangere. Era come se ammazzassero me.
Ho sognato un cavallo bianco e un antico cavaliere che voleva portarmi con sé. Aveva sbagliato epoca. E anche donna.
Ho sognato un pacco di fazzoletti da naso che io usavo per pulirmi il culo. Quando sono finiti non ho più usato niente. Ho preferito che la mia merda fosse evidente.
Ho sognato un carro armato guidato da soldatini di carta. Puntavano il cannone contro le ballerine, finchè una ballerina ha urlato : « tutto questo è un incubo »
Ho sognato un giradischi che suonava a vuoto. Era un trentatrè giri che si ribellava al mondo perché voleva essere un trentun giri. Allora è arrivato il capo della musica. Si chiamava proprio così. Il capo della musica. Ha guardato il vinile e gli ha detto : non puoi scegliere cosa essere. Per te decido io. Io ero in quella stanza così ho chiesto al capo della musica : « e per te, chi cazzo decide ? » Poi ho preso il vinile e l’ho fatto girare a casa mia come voleva lui. Con trentun giri.
Ho sognato che ero in un ristorante vietnamita che mangiavo con dei serpenti sotto spirito vicino al tavolo. Siccome un mio commensale provava un immenso schifo, ho preso i serpenti e li ho gettati dalla finestra. Ci tenevo che un mio commensale si gustasse la sua cena senza alcun elemento di disturbo. Poi però i serpenti si sono incazzati e ci hanno sfidati. Io non ci ho più visto e li ho fatti a pezzi. A loro e al proprietario del ristorante.
Ho sognato l’interno della balena. C’era anche Pinocchio. Io ero il grillo. Solo che invece di parlare di Geppetto, ci siamo messi a giocare a strip poker. Noi e le sirene. L’unico corpo accettabile era il mio.
Ho sognato che non volevo sognare i politici perché con il mio sogno li avrei offesi. E poi avrei corso il rischio di sognare anche il Papa e l’idea non mi allettava.
Testo di Silvia Castellani
Sottofondo musicale di Giacomo Paci con il pezzo intitolato “Guizzi”
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Tags: bologna, cre-attività, cre-attivo, giornalisti, leggio, liberare la parola, pensatori cre-attivi, salotti, scrittori, silvia castellani, villa spada
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I SALOTTI CRE-ATTIVI – PUNTATA 4
ottobre 9th, 2011 Posted 11:37
http://youtu.be/9vM8wSQjSVc (Puntata 4 su Youtube)
“Esperimenti di luce, acqua e sole-omaggio ad Aquafan”
Guardare, sedere e allacciare nudi desideri con le scarpe lasciate in disparte, sull’altra sponda, a sorvegliare.
- E io volevo andare all’Aquafan perché la sera prima avevo conosciuto quello di nome Alberto che secondo me era fichissimo!
Che sempre c’è l’ombra amica a riparare quel che accade nel mare di sensazioni che ci portiamo impresse nel cuore. Così i piedi possono finalmente godere, insieme alle gambe e ai loro pensieri, quella luce speciale che non ha nulla di artificiale ma solo la luccicanza di un raggio di sole.
- Che era stato Alberto a dire ci sei domani all’Aquafan e io sì certo, ci sono. Poi mi ero guardata i piedi, le unghie dei piedi e avevo passato la notte a metterci lo smalto fuxia.
Con il vento che refrigera il fare, nessuno si salva, prima o poi dall’essere protagonista di un tempo unico che tutto amplifica grazie a quel sorriso, quello sguardo, quel cenno risucchiati dall’onda emozionale che tutti travolge e qualcuno timido scansa, senza mai temere. Che proprio non può resistere agli scherzi e ai giochi di un’acqua indisciplinata che non se la smette di chiamare chi vuole partecipare.
- E sono arrivata all’Aquafan che sembravo un barboncino sperduto, che ho mangiato un maxibon un po’ scocciata e il sole picchiava sulle mie unghie e io di colpo sembravo tonta e anche triste e anche: dove diavolo è Alberto?
Andare, camminare, ricreare. Braccia che vanno, che insistono, che accelerano, corrono, inseguono. La propria ombra che si allunga, ti raggiunge e precede il sogno di un attimo. Braccia che bramano, tese raccontano e portano in coppia una storia unica. Braccia che danzano, riempiono, rallentano, riprendono e circondano lo spazio che vedono. E si fermano. Poi si concentrano e si chiamano. Persone. Che si sdraiano, dormono e sognano, mentre si abbronzano, di tutto quel mondo intorno.
- Ho aspettato fino a sera e ho studiato le schiene, i capelli, i motorini, le voci e gli accenti romagnoli, ma non c’era mica Alberto e io dovevo tornare a casa che il maxi bon era finito da un pezzo!
Si gongolano al pensiero sicuro che l’oggi è unico e muovono, insieme partecipano, che poi quell’attimo scivola via di nuovo, ancora, in quell’acqua che affascina e innocua ci culla mentre riflette le pose, le cose, le facce, le mani, le gambe, i pensieri che risplendono in mezzo a giochi d’acqua e di sole.
- Che io a dirla tutta non so nemmeno nuotare…
Testo di Silvia Castellani
Commenti in grassetto di Maria Silvia Avanzato
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I SALOTTI CRE-ATTIVI – PUNTATA 1
settembre 17th, 2011 Posted 08:33
http://youtu.be/eflr1vuDUA8 (Puntata 1 su Youtube)
Silvia incontra Silvia a Bologna: è caldo, è tardi, è il destino. Magari è solo merito di Facebook. No, facciamo che è il destino, che fa più figo. Si tratta di quel tipo di destino che dice “tu e tu, scontratevi qui, adesso” e poi dice “pensatela uguale, …scopritevi simili”. Entrambi scrittrici dal passato più o meno glorioso e dall’avvenire più o meno dubbio, si trovano d’accordo su un punto: si scrivono fiumi di carta, ma non c’è pubblico. E se c’è, ha altro da fare. Quindi l’idea: prendiamo un leggio e ci piazziamo in giro per le città, leggiamo di noi nei salotti cre-attivi. Leggiamo di noi, agli alberi, ai muri, al vento, alle strade. Leggiamo di noi al nulla. Vedrai che ci ascolta…
Cercaci su Facebook come “i salotti cre-attivi”.
Tags: bologna, leggio, parola, pensatrice cre-attiva, pensiero, progetto video culturale, salotti cre-attivi, scrittrice, silvia castellani
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Pensando a te di Datura Inoxa
luglio 26th, 2011 Posted 15:41
La notte sgrassa dagli infissi, mentre il cielo tributa il suo buio attorno a un groviglio di stelle.
Le nostre mosse e tutte le nostre poche parole, spianano il sentiero del cielo.
Il fondamento delle nostre anime e delle nostre percezioni è diverso: il tuo supremo, caro alla pelle, stabile come un grattacielo innevato; il mio organizzato verso l’accidentalità, verso un orizzonte tiepido.
Tu, la carne giovane da cui sarebbe un peccato astenersi, il borgogna per la mia bocca.
La mia inafferrabilità è direttamente proporzionale al mio amore sperimentale nei tuoi confronti.
Una cosa è certa, il mio cuore senza te è triste come una bestia in catene.
La tua ragione è forte, rispetto a queste riflessioni: devi viaggiare, andare, lavorare per imparare a conoscere meglio la vita. Un po’ sento d’invidiarti perché nel punto compresso tra petto e cuore, sembri piatto e invulnerabile.
Mentre ti scrivo un filo di luna mi rischiara un capezzolo nel buio della mia stanza, sembra un fiore. Solo nel cielo c’è la quiete oramai, la notte è dura come pietra lavica e si sgretola sotto il peso del mio desiderio di te.
Sembra un gioco cruento il mio ma si tratta unicamente di auto conservazione.
E affamata vado e vengo annusando il crepuscolo cercandoti, cercando il tuo cuore caldo come un puma nella solitudine.
Testo di Datura Inoxa
Tags: amore, cielo, Datura Inoxa, gioco, pensando a te, ragione, stelle
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I Salotti cre-attivi di Silvia&Silvia – Puntata 0
luglio 12th, 2011 Posted 17:33
http://youtu.be/tdcX6WlQgoI (Puntata 0 su Youtube)
Un progetto video culturale nato dall’idea di due scrittrici, Silvia Castellani e Maria Silvia Avanzato.
Silvia incontra Silvia a Bologna: è caldo, è tardi, è il destino. Magari è solo merito di Facebook. No, facciamo che è il destino, che fa più figo. Si tratta di quel tipo di destino che dice “tu e tu, scontratevi qui, adesso” e poi dice “pensatela uguale, …scopritevi simili”. Entrambi scrittrici dal passato più o meno glorioso e dall’avvenire più o meno dubbio, si trovano d’accordo su un punto: si scrivono fiumi di carta, ma non c’è pubblico. E se c’è, ha altro da fare. Quindi l’idea: prendiamo un leggio e ci piazziamo in giro per le città, leggiamo di noi nei salotti cre-attivi. Leggiamo di noi, agli alberi, ai muri, al vento, alle strade. Leggiamo di noi al nulla. Vedrai che ci ascolta…
A settembre 2011 su questi e altri schermi…
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