Si potrebbe pur piangere – metafora teatrale
Quella volta mi ha vista di fuori sola, che curiosavo, e mi ha detto, col collo lungo per vederci meglio: “Ma tu… stai piangendo, forse?” Cercava un motivo che giustificasse il fatto che fossi rimasta lontana dalle luci, dal gruppo, dagli altri, dalla vita assistita, dall’accanimento terapeutico. No – ho risposto. Ho risposto no che voleva dire che io non ho bisogno di guardare gli altri ad oltranza per sapere cosa devo fare, cosa voglio fare, cosa posso fare. Non ho bisogno di incrostarmi. Lì immobile a vedere ripetuta da altri la stessa scena, la stessa azione, la stessa vita. La loro vita. Non ho bisogno di stare lì ferma a vedere l’esibizione perché è una facile rassicurazione. Ho un tempo preciso io, di resistenza agli altri, poi me ne devo andare per non morire di noia. Si nasce attori o spettatori o solo attori? Se in questa vita non c’è posto per tutti attori, allora bisogna fare gli spettatori. Bisogna stare fermi lì, immobili, a vedere ripetuta da altri la stessa scena, la stessa azione, la stessa emozione. La loro emozione. E’ per questo che la gente si muove in gruppo e assiste pur senza interesse al muovere altrui? Ci abituano ad assistere. No- ho risposto – sono uscita perché dovevo fare una telefonata. Così era più tranquillo, tutto rientrava nell’ordine costituito e non si metteva a piangere.
Tags: attore, curiosare, emozione, gruppo, noia, piangere, resistere agli altri, solitudine, spettatore, vita assistita
This entry was posted on lunedì, giugno 20th, 2011 at 19:17 and is filed under Senza categoria. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.