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Silvia Castellani

Tra l'essere e il fare, c'è di mezzo il pensare

Tre tappe per finire a scrivere di un problema idrico. Tuttosommato, credo.

Sono le 20. Sono appena arrivata a casa. Sono fuori (di casa) da questa mattina alle 7. Quindi? Quindi niente. Volevo solo dire che adesso mi metto buona qui e fino a quando non ho finito con l’ultima parola non mi sposto di un millimetro. Non mi staccherò nè per cibo, nè per sesso, nè tantomeno per, diciamo questioni idriche. Stasera, digitare hic et nunc diventa una questione di principio. Ho iniziato alle 19 alla stazione di Modena e arrivo fino alla fine e cioè trascrivere tutto il papiro che ho postato sul mio taccuino.

Tappa numero 1.

Ho raggiunto quota 85 visite. Chissenefrega. Ne prendo solo atto. Non sono nemmeno più lusingata come a quota 57. Perchè i numeri non mi interessano. I numeri, di solito, interessano ai giornalisti e io, pur essendo, non mi sento propriamente tale. Io mi sento solo persona, una persona a cui, in verità, come direbbe Cristo, interessano: le storie umane, la poesia (non tutta), i sentimenti (soprattutto i miei), la musica e i colori. Se ci pensassi meglio e ancora un po’, mi verrebbe in mente altro fra cui, nello specifico dei sentimenti, il nervoso per essere qui a scrivere su un treno, peraltro immobile. E chissà quando potrò caricare queste parole sul blog. Che non ho tempo, come direbbe Tricarico nel bel mezzo del suo bosco di fragole. E quando uno non ha tempo o sente di non averlo per fare quello che gli appartiene, allora non va qualcosa per quella persona che non è un sembiante, un lavoro, un gusto, una rete di rapporti ma qualcosa d’altro che comprende questo tutto vitale e lo supera.

Tappa numero 2.

Come adesso che sono scesa dal treno che ha fatto anche oggi il suo viaggio di un giorno per aspettare un autobus. E sono in piedi alla fermata che scrivo e sembro matta più matta e penso che avevo scritto cose nei giorni scorsi, anche intelligenti, per esempio sul terremoto in Abruzzo e quelle cose non le ho pubblicate o non ancora pubblicate. E penso che avevo scritto cose nei mesi scorsi che non ho ancora pubblicato. E altre cose, negli anni scorsi che non ho o ancora. E allora che cazzo scrivo a fare ancora, cose che non avrò o non avrò ancora. Il tempo di pubblicare. In piedi, in quanto persona, sulla carta, sul marciapiede. Che aspetto il tempo. Mentre ascolto un vecchio (ultimamente ascolto vecchi e bambini) che dice “queste difficoltà di comunicazione” e mi tocca scendere dall’autobus per guardare il cielo e ascoltare anche un bambino e chiedermi alla fine: “siamo ancora in tanti a credere che solo i sogni sono reali o siamo ormai tutti troppo rassegnati a stare con la testa in direzione dell’asfalto?”

Tappa numero 3.

La trascrizione sopra che ora interrompo d’urgenza per forza di causa maggiore: problemi idrici delle 20.30.

This entry was posted on mercoledì, aprile 15th, 2009 at 20:35 and is filed under Senza categoria. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

2 Responses to “Tre tappe per finire a scrivere di un problema idrico. Tuttosommato, credo.”

  1. Giacomo
    22:03 on aprile 16th, 2009

    Salve sono l’idraulico. Sembrerebbe che ci sia un tubo abbastanza lungo ma non troppo che perde nel bagnato e ascuga l’asciutto. Un problema serio si direbbe, uhm forse se mi metto a testa in giù vedo l’acqua che non c’è più.
    Comunque, d’altronde, la chiamata c’è stata e quindi sono 50 euro.

    Arrivederci e buon trenobus

  2. Lu
    11:32 on aprile 21st, 2009

    mettila così Sil…ci sono persone che hanno un sacco di tempo e un c…da dire. Molto meglio poche parole ma ben spese…tra un problema idrico ed un altro..besos

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