Archive for agosto, 2008
Poche indispensabili righe
agosto 8th, 2008 Posted 17:47
Questo giorno merita un po’ di righe. Le merita per molti motivi. C’è stata l’inaugurazione delle olimpiadi di Pechino, per esempio, una spettacolare apertura dei giochi a cui ho assistito attraverso il filtro della tv, rimanendone, semplicemente, folgorata. Ora inizieranno tutti i commenti pro e contro, quelli che inevitabilmente accompagnano tutti i grandi eventi, ma io rimarrò del mio pensiero e cioè che lo start è stato maestoso.
E, proprio di fronte all’immagine dei fiori di pesco che simboleggiano la pace e l’amore, ho pensato che questo giorno è ancora più speciale, perchè dopo tanto tempo ho incontrato un ragazzo che mi ha commosso l’anima.
Un ragazzo che mi ha parlato di una principessa azzurra.
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E’ il momento di raccontare questa storia
agosto 7th, 2008 Posted 17:56
Un giorno di tanti anni fa, ho scoperto che in questo mondo c’è più di una Silvia Castellani. Poi, un altro giorno, non troppo tempo fa, ho scoperto che c’è anche più di una Vera Mente. Avevo immaginato entrambe le cose. Ma immaginare è un conto. Scoprire è un altro conto. L’importante è capire che ognuno di noi ha un proprio spazio e, soprattutto, un proprio tempo. L’avevo detto che sarei tornata sull’argomento. Per quanto riguarda il tempo di Silvia Castellani, finalmente è iniziato. Il tempo di Vera Mente non è soggetto a definizioni. E’ ovvio che io stia parlando di quelle Silvia Castellani e Vera Mente che mi coinvolgono in prima persona. Le altre, tutte le altre, non mi riguardano.
Ora andrò sul personale, perciò i deboli di intelletto nonché di cuore, si allontanino da qui.
Ho rimandato il racconto di questi fatti per un po’ di tempo, ma adesso sento che è arrivato il momento. Sono pronta.
Non riuscirò a raccontarli come dovrei, già lo so. Ma voglio provarci.
Dobbiamo ricorrere alla storia. Alla mia storia che inizia con un nome impegnativo, uno di quei nomi che non capisci se riuscirai a sostenere perché dietro a quel nome si nasconde una vita troppo bella perché tu possa accettare di viverla. Perché le cose bellissime fanno paura.
Così ricorro a un alter ego, che decido di chiamare Vera Mente e grazie a lei trovo il modo per iniziare a viverla, quella mia vita. Il modo che trovo si chiama scrivere.
Passa un po’ di tempo. Il mio primo libro, quello che ho firmato come Vera Mente, è appena uscito nelle librerie, ma io non sono ancora io. A un certo punto parto. Vado in Africa. Lascio scritto che parto. Prima di prendere in mano la valigia, quella mattina riguardo il sito di Vera Mente e sento che durante quel viaggio succederà qualcosa di « definitivo ».
Ma cosa è accaduto in quel mondo lontano e in quel tempo che avverto come appartenente a un’altra vita ?
Racconterò per immagini, come fosse un film…
Una donna bianca sta scappando perché la sua mente ha visto qualcosa che non è in grado di comprendere. Qualcosa che sfugge alle normali logiche, qualcosa di mostruoso e insieme grandioso.
Un uomo nero la insegue, le urla di fermarsi, di spiegarsi, di calmarsi fino a quando la afferra e la immobilizza perché da sola, in qualche modo oscuro, si ammazzerebbe. La donna bianca, sprigionate tutte le energie di cui è dotato il proprio corpo, perde i sensi e cade in un sonno che sa di sogno misto ad incubo.
L’uomo nero è sempre lì, non la abbandona mai.
Intanto dall’altra parte del mondo, un padre sta partendo per l’Africa. E’ stato chiamato d’urgenza. Gli hanno detto che sua figlia sta molto male.
Non so più nulla. Ora è tutto un susseguirsi di immagini bianche, vuote. Non ci sono colori, né forme, né suoni.
Poi il film ricomincia. Ricomincia mentre qualcuno carica la donna bianca sull’ambulanza. L’ambulanza si trova miracolosamente nella giungla, perché poche ore prima, in un villaggio vicino a quello dove ora la donna bianca sta lottando fra la vita e la morte, un bambino è deceduto. Accanto a lei, c’è sempre l’uomo nero di prima.
Adesso c’è un’ambulanza che viaggia veloce verso la città. Fino a quando si ferma di fronte a una casa. E’ un ospedale.
L’uomo nero, dopo le cure d’urgenza in ospedale, porta la donna in un albergo e inizia a vegliarla.
La lava, la nutre, le dà le medicine che le hanno prescritto. La mantiene cosciente.
Dopo un tempo non quantificabile, lei si sveglia e interroga l’uomo nero su quanto è successo. L’uomo nero le risponde soltanto : « Silvia, sei stata molto male. Sei viva per miracolo ».
Quando arrivò, un paio di giorni dopo, mio padre, la cui espressione non riesco a ricordare, disse solo : « vieni, ti riporto a casa ». Ricordo la sua voce. Una voce che non sapevo mio padre possedesse.
Ho pensato molte volte e molto a lungo a quei giorni. Ho pensato a quell’uomo nero che in qualche modo mi ha salvato la vita. Ho pensato a mio padre che è partito su due piedi, pronto per attraversare il mondo in nome dell’amore per me. Ho pensato che se mi ero salvata, un motivo doveva esserci. E il motivo doveva essere importante.
Ora sono tornata alla mia vita. Non ho più molte pretese. Non come un tempo.
Ora mi basta vivere con la consapevolezza di chi sono veramente: Silvia Castellani.
Il sito www.vera-mente.it non è stato più aggiornato. Rimarrà così, una tappa della mia Leggenda Personale.
Tags: riccione, silvia castellani, Vera Mente
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L’ispirazione dell’imperfezione
agosto 5th, 2008 Posted 15:52
Dovrei dare un senso a questo blog. Dovrei ? Ma che cos’è, questo blog ? E’ forse un diario ? Non lo so. E’ uno spazio di parole, forse. Semplicemente uno spazio virtuale dove le parole si fermano per un po’. Quelle parole che tenute in testa me la farebbero scoppiare.
L’ispirazione nasce nell’imperfezione. Me l’ha detto Marcello Cantoni. E a questo, ora, sto pensando. All’imperfezione.
Marcello ha detto così, l’altra notte, in spiaggia. Noi eravamo su quella brandina a parlare di niente e di tutto e di cose fatte e anche di quelle non ancora fatte. E mentre io raccontavo qualcosa che non ricordo, Marcello si è ispirato. E’ un tipo forte, Marcello, uno da conoscere, non foss’altro per la voce. Quando uno ha una voce così, bisogna solo ascoltarlo in silenzio. Bisogna fare attenzione alle sue parole. Le storie che racconta Marcello non sono le solite storie anche se a lui piace vederla così. Ma si sbaglia. Leggendo i suoi racconti, i suoi pezzi d’anima, lo capisci al volo che non è un imbrattacarte qualunque. Marcello ha vita nelle mani. Se poi ti capita di imbatterti in « quel volo cancellato », bè, allora ti rendi conto che la speranza ancora esiste. Anche se lì ci sta scritto di addii. C’è quella speranza, lì, che appartiene solo alle anime forti, quelle che se si perdono anche, in qualche modo, poi, puoi stare certo che si ritrovano. « Quel volo cancellato » è il volo cancellato di tutti, è l’aereo che ti passa sulla testa e tu non lo vedi, anche se è lì. Anche se basterebbe che un soffio di vento ti spostasse i capelli che ti coprono gli occhi e la visuale d’insieme.
Ciao Marcello
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L’emozione non ha voce…
agosto 3rd, 2008 Posted 15:26
Dovevo scrivere ieri. Dovevo scrivere ieri quando in me si agitavano i sentimenti. Non l’ho fatto per stanchezza, pigrizia. Stanchezza, pigrizia e qualcos’altro, che ora la definizione giusta non mi viene perché dovevo scrivere ieri.
Ieri, l’avrei avuta.
I libri in spiaggia. Si portano.
I libri in spiaggia a Riccione si portano.
Noi ci abbiamo provato. Ci abbiamo creduto e abbiamo fatto bene.
Poche persone si sono fermate, anche solo per un minuto, ad ascoltare quell’emozione che ancora in spiaggia non ha voce. Ma si sono fermate e alcune hanno addirittura ascoltato.
Erano tre le eccezioni.
Tre donne in particolare che hanno deciso di stare con noi dall’inizio alla fine, lì, in spiaggia, di pomeriggio, ad ascoltare musica e parole.
Una di queste donne era giovane. Avrà avuto la mia età. Aveva una bambina piccola con sè, una bambina piccola che si avvicinava e si allontanava, in silenzio, senza disturbare. Senza urli, pianti, capricci. Senza niente di tutto ciò che troppo spesso si vede.
Ho pensato che quella fosse l’immagine più bella che avessi visto durante tutta la giornata, fino a quel momento.
E comunque, tale è rimasta anche dopo. Era difficile superarla in intensità.
Ieri avevo un sacco di cose da dire, perché c’erano molti sentimenti contrastanti dentro di me. Di quei sentimenti che ti fanno sentire viva, che quando ti trovi a provarli così, tutti insieme, ti devi mettere a scriverli perché se rimandi al giorno dopo non li ritrovi più.
A Spiaggia 61 c’eravamo Marco, Marcello e io, ieri, che ci abbiamo creduto e abbiamo fatto bene.
Ci vuole coraggio per fare cose che si ricordino.
Abbiamo portato i nostri libri e la nostra musica in spiaggia, anche se non sono ancora maturi i tempi per quell’emozione che ancora lì non trova una voce compiuta.
Evito di ringraziare a destra e a manca. Solo grazie a Marco e Marcello, due veri moschettieri.
Nella foto: Enrico il bagnino, io, Marcello Cantoni e Marco Montanari.
Tags: marcello cantoni, marco montanari, silvia castellani
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